Don Giorgio Colombo

Il parroco Don Giorgio Colombo

RICORDANDO DON GIORGIO COLOMBO

Di Carlo Invernizzi


Don Giorgio nacque nel 1905 a S. Giorgio su Legnano, un Comune dell’alto milanese ubicato a circa 5 km a sud di Legnano.
Fu ordinato sacerdote nel 1928 e destinato all’insegnamento al collegio San Giuseppe di Monza.
Nel Settembre 1929 varcava la soglia del nostro paese, suscitando la curiosità della gente (forse per via della sua esile corporatura), e alimentando molte aspettative su come avrebbe svolto il suo ruolo di coadiutore.
Don Giorgio cominciò a profondere i suoi tesori spirituali e intellettuali tra i belluschesi e vi rimase per 16 anni come coadiutore.
Il 24 Aprile 1945 moriva il Parroco don Spirito Stucchi, nativo di Sulbiate: un uomo che viene ricordato per avere sempre avuto a cuore il decoro e l’abbellimento della nostra Chiesa.
Dopo poco tempo, una delegazione di belluschesi guidata dal Sindaco di allora, sig. Adriano Brambilla, si recò in Arcivescovado a chiedere che Don Giorgio rimanesse tra di noi come Parroco. In virtù del fatto che Bellusco aveva dato i natali a tanti preti fra i quali spiccano i nomi di Padre Giuseppe Mauri, direttore spirituale del Seminario e Padre Attilio Misani, superiore dei missionari di Rho, la richiesta venne presa in considerazione.
Da quella data del 1945 don Giorgio divenne Parroco. Era una persona, don Giorgio, umile e più che semplice: forse non sempre troppo attento alla cura della sua persona, aveva un cuore e un animo generoso e altruista oltre che una mente raffinata e sapiente.
C’è una differenza d’intensità tra essere e fare. Don Giorgio non “fa” il Curato per mestiere, piuttosto “è” il Curato dei Belluschesi per mezzo secolo di intensa e partecipata vocazione. Col passo della fede, Colombo attraversò molti cambiamenti in pochi decenni, accompagnandoci dalla guerra alla rinascita degli anni ‘50 e oltre; fino al boom dei ’60 e le contestazioni degli anni ‘70. Vide il lamento mutarsi in danza: dalle macerie l’Italia si rialzava pronta al miracolo economico.
Si rivolse anche alla vita civile, non in adesione partitica ma per dare testimonianza cristiana. Mi piace anzi ricordare due episodi, che restituiscono quanto Don Giorgio fosse di riferimento per la comunità. Nell’estate del ‘44, dalla messa prima di domenica, allontanò lui i repubblichini che irruppero in chiesa per cercare proprio quei renitenti alle armi che aveva nascosto sul campanile. Per incoraggiare alla buona politica noi giovani, Don Giorgio ci invitò a incontrare alcuni Popolari in incognito: Augusto De Gasperi, fratello di Alcide; e Adrio Casati, poi presidente della Provincia di Milano dal ‘52 al ‘65. Allora la guerra non era finita ma già il nostro Curato voleva accendere tra noi una fede, cristiana e civile, in un Italia libera.

Nel 1976 Don Giorgio si dimise da Parroco perché precedentemente colpito da una malattia invalidante che lo porterà, due anni dopo, alla morte. Si spense il 9 Dicembre 1978, serenamente come aveva vissuto.
Quel buon letterato e ottimo studioso del pensiero manzoniano che fu il Card. Giovanni Colombo definì don Giorgio con parole mai così appropriate: “Fu fedele interprete di Dio presso gli uomini e degli uomini presso Dio”. Queste parole costituiscono il riassunto del programma di vita di Don Giorgio nei 49 anni in cui rimase tra di noi, esercitando il suo ministero con costanza, tenacia, sagacia e con quell’intelligenza di cui (ad abundantiam) fornito.
Tutti i giovani di allora sono passati a miglior vita; sono rimasto solo a testimoniare la cronaca di quegli anni. Una certezza sussiste e perdura nei nostri cuori: egli, da lassù, con sguardo benigno ci protegge e ci benedice.
Bellusco sia riconoscente verso una luminosa e grande figura di sacerdote.

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