La chiesa e la cascina.

“Ultima ondulazione delle Alpi, che muoiono nel piano lombardo”. Così don Carlo Pellegrini, parroco di Bellusco, descriveva San Nazzaro agli inizi del Novecento.

C’erano allora, e ci sono ancora, una cascina a corte, una chiesetta, tanti campi attorno.

Ma prima, almeno dal 1200, fu un convento di suore benedettine intitolato ai santi Nazaro e Celso, non lontano dalle prime case di Bellusco e da altri conventi della Pieve.

Non sarà difficile immaginarlo, isolato, poco più in alto della fertile campagna, con i contadini che prima lavoravano la terra delle monache, poi diventarono fittavoli ed infine proprietari.

Le monache infatti se ne andarono dal convento all’inizio del Cinquecento, quel grande edificio divenne casa per gli agricoltori, mentre le terre passarono di proprietà sino ad esser donate nel 1840 dal conte Giovan Battista Muggiasca all’ospedale sant’Anna di Como.

Ma per poco: novant’anni dopo, quando l’ospedale decise di vendere, gli abitanti di san Nazzaro si riunirono in una cooperativa e riuscirono finalmente a coronare il sogno di una casa propria e di un pezzo di terra per mantenere la famiglia.

Segni di questa storia millenaria si intravedono ancora oggi: parti di un’antica chiesa romanica sono inserite in abitazioni private, nella corte a nord restano tracce del chiostro del monastero e di una grande cantina voltata. Alcuni elementi sono caratteristici del cortile lombardo: la corte colonica con i suoi porticati e loggiati, un grande forno e un pozzo comunitari.

A nord si trova una chiesetta consacrata nel 1832: all’interno era custodita fino al 2013 una tela di Madonna con bambino, attribuita al pittore secentesco Giuseppe Nuvolone.